Nel regime forfettario, oltre a vantaggi come la tassazione ridotta e l’esenzione IVA, è prevista un’agevolazione rispetto ai contributi previdenziali. Questa varia a seconda della tipologia di professione. Scopri in questo articolo come si calcolano i contributi INPS nel regime forfettario nei tre diversi casi.
Indice
- Cosa sono i contributi previdenziali
- Professionista con Cassa professionale
- Professionista in Gestione separata INPS
- Artigiani e Commercianti
- Conclusione
Cosa sono i contributi previdenziali
I contributi previdenziali sono somme di denaro che vengono versate dal lavoratore per costituire la pensione futura. Tale versamento viene effettuato verso la Cassa previdenziale legata alla propria attività professionale, oppure direttamente all’INPS.
A cosa serve sapere quant’è l’ammontare dei contributi che si verseranno?
Dal momento che in regime forfettario sono deducibili solamente i contributi previdenziali, mentre i costi sono stabiliti in maniera forfettaria (tramite Coefficiente di Redditività legato al Codice ATECO), è bene conoscere l’ammontare dei contributi perché questi concorrono alla determinazione del reddito imponibile, ovvero della parte del reddito che sarà soggetta al calcolo per il pagamento dei tributi.
Il calcolo dei contributi differisce a seconda della propria cassa previdenziale di riferimento e alla modalità con cui si svolge la professione.
La principale separazione riguarda lo svolgimento dell’attività in forma di ditta individuale, come nel caso di artigiani e commercianti, o in forma di libero professionista. Inoltre, tra i liberi professionisti esiste una distinzione ulteriore tra chi è iscritto a un ordine professionale e chi esercita invece senz’albo.
Nei prossimi paragrafi vengono descritte le diverse casistiche.
Professionisti con Cassa professionale
I professionisti che sono tenuti all’iscrizione a un albo professionale per esercitare la propria attività devono contestualmente iscriversi alla cassa previdenziale privata a cui la propria categoria fa riferimento.
Esempi di professionisti legati a un ordine professionale sono: psicologi, assistenti sociali, medici, giornalisti, veterinari, avvocati, agronomi, biologi, architetti.
Le casse previdenziali sono istituti privati che amministrano la riscossione dei contributi dei loro iscritti e l’erogazione delle prestazioni previdenziali e assistenziali corrispondenti.
Le singole casse hanno specifici regolamenti che riguardano le procedure d’iscrizione, le tempistiche e le modalità per le dichiarazioni contributive, le aliquote percentuali da applicare e le potenziali riduzioni per alcune categorie di iscritti; le regole per dichiarazione, calcolo e versamento dei contributi a cui il professionista deve fare riferimento sono quindi quelle stabilite dalla specifica cassa di riferimento. Molte casse previdenziali offrono agevolazioni per i giovani iscritti, volte a incentivare l’avvio dell’attività professionale, alleggerendo il carico dei contributi previdenziali.
Professionista in Gestione Separata INPS
Tutti i professionisti per i quali non è prevista l’iscrizione a un albo professionale sono tenuti a iscriversi alla Gestione Separata INPS, un fondo pensionistico finanziato dagli stessi iscritti e amministrato dall’Istituto previdenziale nazionale.
È INPS a determinare le modalità di versamento dei contributi e, soprattutto, le aliquote percentuali previste per i contribuenti.
La Gestione Separata è nata per riscuotere e amministrare i contributi previdenziali delle professioni sprovviste di un ordine professionale e della relativa Cassa dedicata.
Per i lavoratori autonomi, titolari di partita IVA e privi di altra cassa previdenziale, l’aliquota contributiva 2022 è pari al 26,23%.
Moltiplicando questa percentuale per il reddito (ottenuto moltiplicando l’incassato per il coefficiente di redditività) si ottiene l’importo dovuto a titolo di contributi previdenziali.
Essere iscritti in Gestione Separata presenta benefici e svantaggi.
La correlazione diretta tra quanto incassato e la quota contributiva da versare è sicuramente vantaggiosa: questo implica infatti che se non si è incassato nulla il versamento sarà pari a zero, poiché non esistono contributi minimi (fissi) dovuti dagli iscritti all’istituto; tuttavia, l’aliquota percentuale per gli iscritti in Gestione Separata è piuttosto elevata e questo può considerarsi un limite rispetto a questa tipologia di contribuzione.
Artigiani e commercianti
I titolari di partita IVA che svolgono attività di tipo artigianale o commerciale sono tenuti a iscriversi alla Camera di Commercio e a versare i contributi previdenziali alla Gestione INPS dedicata agli Artigiani e ai Commercianti, in base al proprio codice ATECO.
La Cassa Artigiani e Commercianti è la cassa previdenziale, creata e amministrata dall’INPS, per questa categorie di lavoratori autonomi, considerati ditte individuali.
Un esempio di professioni che rientrano in questa categoria sono: negozianti, ristoratori, parrucchieri, estetisti, titolari di imprese edili, giardinieri, fabbri, commercianti on-line.
Gli iscritti alle Casse Artigiani e Commercianti devono versare due tipologie di contributi: i contributi fissi, trimestrali, e i contributi aggiuntivi, previsti al superamento del minimale di reddito, cioè una soglia stabilita dall’Ente previdenziale. Sulla porzione eccedente vengono calcolati gli ulteriori contributi.
Quindi, diversamente dalla Gestione Separata, le Casse Artigiani e Commercianti richiedono il versamento di contributi fissi annuali, suddivisi in rate trimestrali previste a maggio, agosto, novembre e un’ultima rata a febbraio dell’anno successivo.
A questi contributi fissi si aggiungono eventuali contributi legati all’incasso eccedente la soglia minima di euro 16.243, eccedenza su cui viene applicata una percentuale contributiva del 24% per gli artigiani (di età superiore ai 21 anni) e del 24,48% per i commercianti (di età superiore ai 21 anni).
È conveniente essere scritti alle Casse Artigiani e Commercianti?
Da un lato, i contributi previsti per gli iscritti a queste Casse sono contenuti rispetto a quelli dovuti dagli iscritti alla Gestione Separata, e questo è un buon punto a favore.
Dall’altro lato, il versamento dei contributi minimi è obbligatorio anche nei casi di incasso pari a zero. Agli esordi della propria attività questo tipo di contribuzione potrebbe essere gravoso: addirittura, nell’ipotesi peggiore, potrebbe superare il volume d’affari generato dall’attività. Per questo è sempre bene affidarsi alla consulenza di un esperto contabile con cui analizzare il proprio progetto d’impresa, valutando rischi e opportunità con le necessarie competenze.
Le ditte individuali in regime forfettario possono richiedere una riduzione del 35%sui contributi previsti, sia sui fissi che sugli aggiuntivi. La richiesta deve essere inoltrata tramite il postale INPS entro il 28 febbraio successivo alla data d’inizio attività. Anche in questo caso, l’affiancamento da parte del commercialista è preferibile, per evitare di lasciarsi sfuggire un’agevolazione sostanziosa.
Conclusione
Che tu sia un libero professionista senz’albo, un professionista con Cassa o una ditta individuale, affidati a un consulente fiscale per gestire i costi della tua partita IVA. Sono molte le variabili che concorrono alla determinazione di quanto ti spetta ricevere e di quanto devi versare, ed è meglio evitare spiacevoli errori.
Sono a tua disposizione per una consulenza senza impegno per valutare il tuo caso specifico: puoi contattarmi qui, compilando il form.