Quando la prestazione occasionale inizia a essere più abituale che saltuaria è il momento di valutare l’apertura della partita IVA. Ma cosa comporta diventare lavoratore autonomo? Approfondiamo possibilità e obblighi per capire come scegliere se continuare con la prestazione occasionale o aprire partita IVA.
Indice
- Cosa significa aprire partita IVA?
- Prestazione occasionale: caratteristiche
- Scegliere tra prestazione occasionale o partita IVA
- Conclusione
Cosa significa aprire partita IVA?
A differenza della prestazione occasionale, che non comporta laboriosi obblighi contabili, l’apertura della partita IVA rende chi ne è titolare soggetto a precisi obblighi fiscali. Questi spaziano dalla liquidazione dell’IVA al pagamento delle imposte, dal versamento dei contributi previdenziali alla redazione di documenti contabili.
Chi apre partita IVA diviene lavoratore autonomo, gruppo generico che include in realtà tre sotto categorie fiscali diverse, legate alla tipologia di attività esercitata.
Infatti, a seconda che si tratti di un’attività di tipo intellettuale, manuale o commerciale gli obblighi contabili inerenti all’apertura e la gestione della partita IVA differiscono.
Paralleli alla divisione tra i cosiddetti liberi professionisti (come avvocati, consulenti…) e i lavoratori autonomi (come idraulici, estetiste…), esistono tre diversi regimi fiscali: regime forfettario, regime semplificato e regime ordinario. Chi opera in prestazione occasionale deve sapere che questa non costituisce un inquadramento fiscale alternativo alla partita IVA, anche se viene rilasciata una ricevuta per il pagamento.
Esistono condizioni rigorose, come la sporadicità dell’attività, per poter operare in prestazione occasionale legalmente. Fuoriuscire da queste condizioni impone l’apertura della partita IVA. Meglio quindi conoscere questi requisiti per evitare sanzioni.
Prestazione occasionale: caratteristiche
La prestazione occasionale è contraddistinta da quattro vincoli principali.
- Il primo è contenuto nella definizione stessa: l’occasionalità.
Evitare l’apertura della partita IVA continuando a operare con la prestazione occasionale significa vincolare la propria attività lavorativa a una cadenza saltuaria. Immaginare di non diventare lavoratore autonomo pur pianificando il lavoro in proprio, con regolarità, magari con gli stessi clienti, è impossibile. O, per lo meno, non è legale.
Il lavoratore autonomo, per il Codice Civile, è infatti definito come “chi si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio, senza vincoli di subordinazione, né di potere di coordinamento del committente e in via del tutto occasionale”.
Perciò la continuità lavorativa non è prevista per questa categoria.
Cosa si intende per occasionalità allora?
Quali sono i limiti per le prestazioni occasionali?
Si tratta di collaborazioni uniche, per un massimo di 30 giorni per anno solare per ciascun committente. Detto altrimenti, questo implica che le prestazioni non possono ripetersi con lo stesso cliente nello stesso anno se si ha già collaborato per 30 giorni di lavoro. - Il secondo vincolo a cui la prestazione occasionale è soggetta prevede che chi opera tramite questa collaborazione versi il 20% del suo compenso per la ritenuta d’acconto.
Dunque, su un compenso di € 1.500, l’incasso per il collaboratore sarà di € 1.200 e la ritenuta d’acconto di € 300.
Non sarà concretamente il prestatore (il lavoratore) a versare l’imposta; solitamente, il committente (cliente) agisce come sostituto d’imposta (se questo è un professionista, un’impresa o un ente pubblico con sede in Italia).
Questi pagherà l’80% del compenso al prestatore e tratterrà il 20% del compenso, per versarlo all’Agenzia delle Entrate tramite modello F24, entro il giorno 16 del mese successivo alla data della ricevuta, apponendo una marca da bollo di € 2 (per importi superiori a € 77,47). - Il terzo vincolo riguarda i limiti economici a cui sono soggetti il prestatore (lavoratore) e l’utilizzatore (cliente):
- € 5.000 è il limite complessivo dei compensi per il prestatore (lavoratore) rispetto alla totalità dei utilizzatori (clienti) nel corso di un anno solare. Ciò significa che questa è la cifra massima che il lavoratore può percepire sommati tutti i compensi ricevuti nell’anno.
- € 2500 è il limite per ciascun prestatore (lavoratore) a favore del medesimo utilizzatore (cliente). Ciò significa che da uno stesso cliente, in uno stesso anno, il lavoratore non può percepire compensi la cui somma totale sia superiore a questa cifra.
- € 5.000 è il limite per l’utilizzatore dei compensi che può erogare verso la totalità dei prestatori (lavoratori) nel corso di un anno solare. Ciò significa che il cliente ha un tetto massimo di spesa per pagare tutti i suoi prestatori occasionale.
- Il quarto vincolo riguarda dichiarazione dei redditi e contributi previdenziali.
La dichiarazione dei redditi è obbligatoria per tutti coloro che lavorano tramite prestazione occasionale. Fanno eccezione i lavoratori che contestualmente:
- non hanno percepito nell’anno d’imposta ulteriori redditi;
- non sono possessori di beni immobili diversi dall’abitazione principale;
- non hanno superato la soglia degli € 4.800 lordi di reddito da prestazione occasione.
Scegliere tra prestazione occasionale o partita IVA
Dopo aver analizzato gli obblighi e le agevolazioni a cui è soggetta la prestazione occasionale, appare chiaro come scegliere tra prestazione occasionale e partita IVA. In realtà emerge come queste due alternative non siano davvero opzionali. Almeno, non sotto l’aspetto di mero vantaggio fiscale. La decisione, infatti, riguarda un aspetto principale: la frequenza dell’attività lavorativa.
Si intende collaborare una volta per un mese intero su un progetto? O si sta pianificando un lavoro continuativo, magari di poche ore a settimana, ma ogni mese? La continuità o la sporadicità sono lo spartiacque tra prestazione occasionale e partita IVA.
Se si desidera continuare con brevi attività a termine, magari nelle ore libere da un altro impiego, la prestazione occasionale è lo strumento ideale. Se invece si decide di avviare un’attività da freelance, la partita IVA in regime forfettario sarà probabilmente il miglior strumento di lancio per la propria impresa o il proprio laboratorio.
La partita IVA non va considerata solo come fonte di obblighi. Questa dischiude una serie di opportunità, per esempio poter continuare a offrire le proprie competenze a uno stesso cliente, senza interruzioni. Oppure, consente di ambire a fatturati maggiori. Infatti, considerando che il limite di fatturato per il regime forfettario è pari, per ora, a € 65.000, essere titolari di partita IVA in forfettario risulta potenzialmente più vantaggioso.
Conclusione
Scegliere tra prestazione occasionale e partita IVA in forfettario non rientra semplicemente in un bilancio di convenienza, bensì in una decisione di crescita e investimento professionale. Si intende avviare una attività d’impresa o si desidera continuare a svolgere lavori a termine?
Se questa scelta ti mette in difficoltà, se desideri conoscere i costi e le modalità per aprire e gestire una partita IVA puoi contattarmi tramite questo form. Sarò a tua disposizione per consigliarti le alternative più adatte alla tua situazione e ai tuoi obiettivi.