Conosci la sindrome da burnout?
Perdita di motivazione, senso di fallimento, irritabilità, rabbia sono alcuni dei sintomi della sindrome da burnout, un nemico da sconfiggere tanto per i dipendenti quanto per gli imprenditori.
Secondo uno studio recente dell’European Agency for Safety and Health at Work (EU-OSHA), il 46% dei lavoratori ha rilevato pressioni e sovraccarico sul lavoro, soprattutto dopo il periodo di lockdown dovuto alla pandemia di Covid19.
La sindrome da burnout sul lavoro, lungi dal diminuire come incidenza, si è rivelata una piaga silenziosa che affligge molti studi professionali, incidendo sulla produttività e sulla qualità della vita dei dipendenti.
Colpevolizzare, invece che risolvere i problemi alla radice di questa patologia, non è mai una buona idea: vediamo perché.
Stress e burnout: quali sono le differenze?
Spesso i termini stress e burnout vengono utilizzati come sinonimi; tuttavia, in realtà tra i due vi è una grande differenza (anche se il primo conduce, alla lunga, al secondo). Lo stress, infatti, sebbene possa causare disagio e ansia, è spesso una risposta temporanea a un sovraccarico di lavoro o a pressioni specifiche. Il burnout, al contrario, è un esaurimento fisico ed emotivo cronico derivante da un eccessivo e prolungato stress lavorativo. È il tempo, come avrai capito, a fare la differenza: lo stress può anche essere accettato, se non provoca particolari sintomi e se si presenta solo durante qualche picco annuo.
Diversamente dallo stress, il burnout richiede tempi più lunghi per essere risolto e può portare a problemi di salute più gravi, comprese malattie cardiache e depressione.
Secondo l’EU-OSHA, i settori più colpiti da questo fenomeno sono quelli con elevata responsabilità e carichi di lavoro intensivi, come gli studi legali, gli studi contabili, di architettura e di consulenza. Anche il settore sanitario e tutti i settori che prevedono un rapporto prolungato con il pubblico sono purtroppo esposti maggiormente a burnout.
Quali sono i fattori scatenanti?
- Fattori ambientali – la mancanza di organizzazione sul lavoro è una delle prime cause, insieme a un’eccessiva pressione (scadenze, grosso carico di lavoro) e a rapporti negativi con i colleghi;
- fattori individuali – intesi come la capacità del singolo di saper gestire gli episodi di stress e di saper fornire adeguati feedback ai colleghi e ai superiori.
Burnout: l’outsourcing come soluzione
Mentre si può fare molto poco per intervenire sui fattori individuali dei dipendenti esposti al burnout, molto si può fare per prevenire, lavorando sui fattori ambientali.
Una delle soluzioni proposte per mitigare il problema del burnout nei contesti lavorativi professionali è l’outsourcing, cioè l’esternalizzazione di alcune attività, che rappresenta di fatto una strategia dai numerosi vantaggi:
- riduzione del carico di lavoro: grazie all’outsourcing, il carico di lavoro interno può essere meglio ridistribuito, evitando forti stress;
- aumento della motivazione: nessuno vuole occuparsi di attività a basso valore aggiunto e ad alto impiego di tempo. Con la delega di alcune attività ripetitive all’esterno i tuoi dipendenti ritroveranno la motivazione su progetti strategici che li vedranno protagonisti di valore;
- flessibilità: l’outsourcing offre maggiore flessibilità, perché permette agli studi contabili di adattarsi rapidamente ai cambiamenti delle esigenze del business senza mettere a dura prova le risorse interne. Gli studi professionali possono regolare il livello di risorse esternalizzate in base alle esigenze del business in un determinato momento, permettendo loro di rispondere in modo più agile ai picchi di lavoro o ai cambiamenti nei requisiti dei clienti;
- accesso a competenze specifiche: non solo attività ripetitive possono essere date in outsourcing, ma anche attività che non rispecchiano le specializzazioni dello studio (che, magari, ha un altro core business da far crescere);
- riduzione dello stress: con un carico di lavoro più gestibile, i dipendenti hanno meno probabilità di sperimentare stress cronico e burnout. Che è poi il punto focale di questo articolo.
Il burnout, costi umani (ed economici)
Al di là dei benefici diretti per i dipendenti, l’outsourcing porta un forte risparmio economico per gli studi professionali. Riducendo il rischio di burnout, infatti, si riducono anche i costi associati alle malattie professionali, le assenze per malattia, il forzato turnover del personale e il calo della produttività generale o dei singoli.
Intendiamoci: la salute mentale viene prima del discorso economico. Ma è utile sapere che l’outsourcing può ridurre i costi sociali del burnout e soprattutto migliorare l’ambiente di lavoro del tuo studio contabile. E un ambiente di lavoro sano fa felici e soddisfatti anche i clienti, in maniera indiretta.
Insomma, il burnout rappresenta un problema serio per i dipendenti e i titolari degli studi contabili, ma l’outsourcing è una risorsa preziosa per prevenirlo, attraverso la promozione del benessere sull’ambiente di lavoro.
Se vuoi aumentare la produttività del tuo studio professionale e mettere i tuoi dipendenti nelle condizioni di seguire meglio i loro clienti, perché non mi contatti? Insieme troveremo la strategia migliore per iniziare il tuo percorso di outsourcing!